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ARTISTA DI SICILIA


RITA BOTTO


Nuovo Disco


E' uscito in tutti i negozi il nuovo doppio CD di Rita intitolato Donna Rita (CD1: Donna Rita e CD2: Ethnea) su etichetta Recording Arts/Kind of Blue - N. Catalogo 50-05 - distribuzione Ducale - ad un prezzo speciale di lancio di Euro 14,90. 

Sono passati tre anni dal primo disco ufficiale, Stranizza d'Amuri, che ha sicuramente contribuito a proiettare Rita Botto sul trono di miglior cantante di World Music in Italia. 
Ormai ospite d'onore nei più importanti concerti di artisti come Carmen Consoli e Roy Paci, Rita Botto ha anche arrangiato, assieme ai suoi collaboratori, il nuovo disco Donna Rita, prodotto da Roy Tarrant per la storica etichetta Recording Arts/Kind of Blue Records (Stanley Clarke, Ron Carter, Bobb)


Donna Rita+Ethnea

Il CD Donna Rita è l’ennesimo omaggio che la cantante Rita Botto, la quale da qualche anno divide il suo vissuto artistico fra la sua terra d’origine e quella adottiva (l’Emilia Romagna), sente di fare alla propria Sicilia ed alle sue radici culturali; affrontandolo per altro in modo del tutto personale.

Le 12 tracce da lei stessa interpretate risultano essere un connubio di stili e mondi molto diversi tra loro , che hanno come comune denominatore l’uso del dialetto.

E’ con la composizione Canzonetta 2 che entriamo nell’atmosfera del disco, a dir vero calda… i tamburi africaneggianti di Paolo Caruso, il ritmo ossessivo del basso di Felice Del Gaudio sono il perno su cui danzano le parole di Melo Freni, che bene esprimono la tempesta dei sentimenti di un amore travagliato.

Introdotto dal suono del marranzano, suonato da Puccio Castrogiovanni (Lautari), prende avvio La Tirannia: un brano tradizionale che, solitamente, durante i suoi spettacoli, Rosa Balistreri cantava a cappella, qui rivisitato in chiave moderna.


E’ il grido di rabbia e di disperazione dei siciliani, da secoli vessati da ogni sorta di dominazione straniera.
Ancora un brano che, ad arte, tratteggia le amare vicissitudini del popolo siciliano, depredato delle sue più grandi ricchezze, è quello il cui testo è del poeta palermitano Ignazio Buttitta: I Pirati a Palermo
Di una sorta di nostalgica allegrezza è intrisa la musica, con la tromba del siracusano Roy Paci, che accompagna in modo quasi solenne il racconto.


Ritango (a firma della stessa interprete) affida all’andamento passionale di un tango alcune espressioni tipiche della tradizione isolana, ben ricomposte al fine di trattare lo scomodo tema delle “corna”, così mal sopportate in Sicilia. Cosa curiosa è il fatto che a parlarne sia proprio una donna.


Massimo Tagliata, esperto interprete stilistico del tango, ha saputo dare con la sua fisarmonica un tocco di raffinatezza al brano.
Ed è subito Rosa, con la rinnovata presenza di Roy Paci, dal ritmo spensierato e cubaneggiante sottolineato dalle percussioni di Roberto Rossi. E’ la simpatica storia di un popolano che finalmente mette la testa a posto e si decide a cercare moglie.
Ben si lega a questo brano il successivo, una beguine tutta da ballare, in pieno stile orchestra da night anni ’40/’50, con al pianoforte un grande direttore: Teo Ciavarella.
Ti Amai ne è il titolo e chi conosce bene Nino Martoglio, sa che la prima e l’ultima strofa si rifanno ad una sua poesia sull’amore malamente ricambiato da una donna.



Il brano successivo si intitola Sulu Ppi Ttia (Solo per te).
Qui Rita apre il suo cuore per parlarci di un amore passato, con la compostezza musicale che tanto sembra rifarsi all’aria di un’opera lirica. Le soluzioni armoniche di Giancarlo Bianchetti alla chitarra ed il violoncello di Enrico Guerzoni rendono al meglio l’atmosfera intima e raccolta.

Una canzone di Modugno, scritta assieme ad Enrica Bonaccorti, ci dà l’opportunità di sentire cantare la Botto per la prima volta in italiano. Stiamo parlando di Amara Terra Mia, che rivisitata in stile milonga, si rifà al delicato argomento dell’emigrazione e al duro distacco dalla propria terra d’origine.
Si ritorna ancora alla tradizione con ‘A Curuna, dove centrale è la storia di una giovane donna che rifiuta di diventare regina per essere libera di amare l’uomo dei suoi sogni, che vede volare su di un cavallo d’oro.
Il gesto audace di libertà di questa giovane “picciotta” sicula è sottolineato in modo originale da Ruggero Rotolo, valente musicista catanese che utilizza le mani nude per suonare i tamburi della sua batteria.

Altro inedito è L'Altalena, del sassofonista di Acireale Antonio Marangolo, il quale ha composto il brano appositamente per questo disco. Lo sfondo è proprio Acireale, con una vivida descrizione di tipiche scene di vita quotidiana del luogo: i vecchietti che con il loro passo strascicato si trascinano verso le panchine della piazza, i rintocchi della campana a morto che ci ricorda “l’unico appuntamento” immancabile della nostra vita, la visione dell’Etna che sbuffa mista all’odore di bruciato dei “botti” durante le feste di piazza.

Non poteva mancare Mi Votu e Mi Rivotu, un classico della tradizione siciliana, di autore anonimo. Insieme a La Tirannia è stato registrato in Sicilia con i collaboratori che da sempre accompagnano l’artista durante i suoi concerti nel sud dell’Italia: Carlo Cattano (sax), Giuseppe Finocchiaro (pianoforte), Giovanni Arena (basso) e Ruggero Rotolo (batteria).
Il brano, che sembra sia stato composto da un detenuto, racconta di un uomo che non dorme la notte ripensando alle bellezze della sua amata.

Ed infine chiude il disco una imprevedibile composizione, resa famosa dai Madredeus: Haja o Que Houver, cantata prima in portoghese e poi in siciliano, canzone d’amore struggente, rivolta ad un uomo di cui la donna aspetta il ritorno.


Ethnea non è un disco nuovo.

Risorge adesso dal suo passato grazie all’interesse
che hanno suscitato i suoi lavori più recenti.
Il disco divenne tale solo in un secondo momento.
In principio erano demo registrati in fretta ma con grande
impeto creativo in cui si concretizzava la sua personale
rivisitazione della musica siciliana assieme ad altre
cartoline del mondo. E’ stato comunque un punto di partenza
per molti eventi a seguire, soprattutto “live”.
Determinante il contributo artistico di Felice del Gaudio
che ancora ringrazia per aver accompagnato con passione
quel suo periodo di “santa incoscienza”.


GUARDA IL VIDEO-STRANIZZA D’AMURI

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